Bayer Italia incentiva lo Smart Working: via il cartellino, conta la produttività.
Bayer si affida ai lavoratori nella gestione del tempo di lavoro. Non dei risultati, però. La parabola che la multinazionale della farmaceutica ha scelto di percorrere con l’ultimo accordo siglato con i sindacati (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec) segna il definitivo passaggio dalla cultura del controllo dell’orario di lavoro a quella del risultato tout court. Dato il salto organizzativo, l’accordo avrà una fase di sperimentazione che durerà fino al 31 dicembre di quest’anno e servirà per mettere a fuoco e aggiustare eventuali criticità. Dal primo aprile, però, per i white collar sparisce la timbratura del cartellino e diventa strutturale quell’approccio all’organizzazione del lavoro, basato sulla fiducia e sulla responsabilizzazione, portato in azienda anche dai primi accordi pilota sullo smart working.
Formare e pianificare
Il cambiamento culturale chiederà molto affiancamento e formazione, tanto per i white collar quanto per i manager. Un capitolo dell’accordo è dedicato proprio al tema della formazione delle persone che sarà svolta «con l’obiettivo di accrescere competenze inerenti all’uso della strumentazione digitale e allo sviluppo delle soft skill». Ma non solo perché viene dedicata molta attenzione anche agli aspetti di Salute e Sicurezza che tutti devono rispettare durante lo svolgimento della propria attività lavorativa presso luoghi privati idonei. La sensibilità delle parti sul tema ha fatto entrare nell’accordo sindacale anche alcuni “suggerimenti” che evidenziano il valore della pianificazione per poter integrare le esigenze organizzative aziendali ed individuali. Qualche esempio. Le attività che coinvolgeranno più lavoratori, come le riunioni, avranno preferibilmenteluogo tra le 9 e le 12 e tra le 14 e le 17. È opportuno pianificare per tempo le riunioni, e nella pianificazione, verificare la disponibilità dei partecipanti attraverso i calendari condivisi, per non creare impegni sovrapposti, così come vanno previste pause nell’ambito di riunioni da remoto continuative. Meglio usare e-mail e messagistica per permettano una consegna pianificata al destinatario, in un’ottica di conciliazione tra vita professionale epersonale. E meglio non dimenticare l’importanza di alternare momenti di sedentarietà con momenti dedicati a piccole attività motorie e di rilassamento.
Flessibilità, sostenibilità e conciliazione. Ma anche disconnessione
I tre cardini dell’accordo sono flessibilità, sostenibilità e integrazione tra vita privata e lavorativa. Poi definita la pianificazione con il proprio responsabile e considerate le esigenze dell’organizzazione, i lavoratori potranno lavorare da casa o andare a lavorare in ufficio per esigenze di servizio. Senza limiti. Nell’accordo si legge infatti che «non sarà necessario inserire una causale che identifichi la prestazione da remoto. Allo stesso modo, non viene definito un numero minimo o massimo di giorni in presenza presso i locali aziendali o di lavoro da remoto. Resta inteso che, oltre alle esigenze definite da ciascun dipendente individualmente, Resource Manager e collaboratori condivideranno momenti di presenza in ufficio legati ad esigenze di interazione al fine di agevolare lo scambio tra i membri del team nonché tra team diversi, mantenere il senso di appartenenza e per momenti fondamentali di confronto vis à vis.In queste occasioni, che saranno condivise, la presenza in sede dovrà essere garantita». Tra i temi che trovano spazio nell’accordo c’è anche la disconnessione perché «ciascun dipendente organizzerà il proprio lavoro tenendo conto di attività e obiettivi legati al proprio ruolo, dell’organizzazione del team di appartenenza e degli eventuali team progettuali di cui fa parte, nel rispetto dell’orario di lavoro settimanale massimo e del riposo minimo giornaliero di 11 ore definito dall’art. 7 d.lgs. 66/2003. Al di fuori ed in coerenza con questi riferimenti il lavoratore ha diritto di disconnessione».
Dal controllo dell’orario al risultato
La spinta arrivata dalla pandemia è stata indiscutibilmente forte. Maria Luisa Sartore, responsabile delle risorse umane e delle relazioni industriali in Italia, spiega che «l’esperienza vissuta nell’ultimo anno ha consolidato e sedimentato un modo di lavorare e di vivere l’azienda che si basa sulla fiducia, sulla responsabilità e sulla cultura dei risultati mettendo sempre al centro le persone». Tutto questo trova la sua sintesi nell’espressione “Next Normal” che si può già considerare una realtà in Italia, il paese che farà da apripista su questo nuovo modello organizzativo. Nel Next normal che comincia il 1° aprile ci sarà ancora una forte attenzione al tema sanitario e al distanziamento. Proprio in quest’ottica la multinazionale ha implementato un’applicazione che permette ai dipendenti di prenotare la propria presenza in ufficio. Questa modalità, oltre a garantire il rispetto delle norme sul distanziamento e la sicurezza, che per Bayer sono una priorità, è un primo passo verso una nuova cultura degli spazi e un’ulteriore apertura verso il digitale. «Abbiamo la possibilità di contribuire a scrivere una nuova pagina del lavoro, che vede superare la cultura del controllo dell’orario di lavoro, a favore di un rapporto basato sulla fiducia e sulla responsabilizzazione. La nostra azienda cambia paradigma ed affronta un grande cambiamento culturale, mantenendo sempre alta l’attenzione alla motivazione ed alla efficacia organizzativa», continua Sartore.
Sedia, schermo e tastiera direttamente a casa
Premesso che i lavoratori sono dotati di laptop, l’azienda ha dato la massima disponibilità a sostenere la creazione di un ufficio mobile e in casa. Nell’accordo si spiega infatti che il dipendente sarà dotato della strumentazione necessaria ad effettuare la prestazione
lavorativa al di fuori delle sedi Bayer. In particolare, l’azienda fornirà al dipendente il PC portatile, il mouse e le cuffie idonee ad effettuare le chiamate con i software messi a disposizione dall’azienda. Il dipendente dovrà però confermare la volontà di ricevere la fornitura di tali strumenti. Lo stesso vale per la sedia ergonomica. Quanto alla connessione il lavoratore dovrà garantire di averne a disposizione una adeguata nel
luogo da cui svolgerà la prestazione da remoto. I costi di connessione e di energia saranno poi a carico del lavoratore. Sui servizi di ristorazione aziendale, infine, le parti hanno condiviso che resteranno, la mensa è operativa, seppure con numeri ridotti, ma chi non lavorerà in sede avrà un buono pasto.