Myanmar: manifestanti in rivolta contro i generali golpisti
Al grido di “democrazia” la gente del Myanmar è scesa di nuovo in piazza, sfidando gli avvertimenti dei militari. I manifestanti in rivolta contro i generali golpisti non si sono fatti intimidire. In tutto il Paese si è tenuto uno sciopero generale con cortei nelle principali città. Negozi e attività chiuse. Servizi bloccati. Una delle più grandi proteste contro il colpo di stato di tre settimane fa. La folla si è radunata a Yangon, Naypyidaw, Mandalay. Il popolo chiede la liberazione del presidente U Win Myint e del consigliere di stato, Aung San Suu Kyi, e di restituire il potere al governo eletto.
“Ieri avevo paura ad uscire di casa, dice una donna. Ma poi mi sono detta. Accada quel che accada. Dobbiamo farlo. Dobbiamo protestare. Non voglio che il nostro paese sia governato dai militari. Ecco perché scendiamo in piazza per dire stop a questo regime. Stiamo protestando anche se abbiamo paura”.
La giunta militare ha diffuso una nota su Mrtv accusando i manifestanti in piazza di incitamento alla ”rivolta e anarchia”. Il Consiglio di amministrazione dello Stato, nome ufficiale della giunta militare, ha affermato che ”i manifestanti hanno incitato le persone, in particolare adolescenti e giovani emotivi, a un percorso di confronto in cui subiranno la morte”.
Intanto la leader del partito Lega Nazionale per la Democrazia Aung San Suu Kyi resta agli arresti domiciliari dopo essere stata arrestata dalla giunta militare. L’accusa, secondo il regime, è di aver importato illegalmente nel suo Paese delle radio walkie-talkie.
Fonte EuroNews